2014 08 30 – Geopolitica, insiemistica imperiale, commercio
e guerre.
Il commercio fa progredire il mondo
Ho già
detto quanto segue in questo primo paragrafo. Mi riservo ulteriori analisi
quantitative.
L’insiemistica
imperiale ha come area di sovrapposizione proprio quella degli scambi
commerciali, che sono una larga parte del totale di attività economiche
mondiali.
Si deve
ricordare che storicamente, dalla notte dei tempi, l’essere umano commercia.
E
commerciando scambia cultura, conoscenza reciproca, informazioni e infine contribuzione
di pace.
Il
commercio internazionale è fonte di progresso e stabilità. Anche se a volte
sembra, e spesso è, una guerra.
Maggiori
sono le interconnessioni commerciali, minore è la probabilità di farsi una
guerra reale.
Gli
interessi economici in ballo smorzano l’utilità economica di una guerra.
I secoli
bui, il medioevo, sono quelli in cui c’è molto meno commercio.
Dove l’autarchia
diventa autoreferenza. E l‘autoreferenza è geneticamente implosiva.
Chissà
chi riesce già a vedere il nesso con la civiltà dell’intelletto e l’unità di
scambio relativa: il Neuro.
La terza guerra mondiale e le altre
Tutto
questo è la premessa. Adesso vorrei osservare quanto segue.
1. Di recente il Papa, riferendosi
a tutto quello che sta succedendo in Medio Oriente, in Russia e Ucraina, in Nord
Africa e così via ha detto che è in corso la terza guerra mondiale. Impossibile
dargli torto. Ma purtroppo questa non è la sola terza guerra mondiale in corso.
2. Alcune persone informate sui
fatti sostengono poi da tempo che la guerra fisica sarà quella con i droni.
Portatori di morte e distruzione per “delega”. Con sempre gli stessi a pagare.
Quelli del punto 1.
3. Le stesse persone continuano poi
a segnalarmi la reiterata manifestazione di episodi di cyber-war, guerra
informatica, attacco alle reti e simili..
4. Ultimo livello di una possibile war-escalation
è la guerra finanziaria. Potenzialmente più dannosa di quelle fisiche.
Di
recente Putin ha fatto anche riferimento a qualche sorta di riarmo nucleare.
Uno spettro
portatore di terrore che speravamo non sarebbe più stato attuale.
Ma c’è un
motivo per cui io non credo (o forse non voglio credere) a una definitiva
deflagrazione.
Ed è
proprio l’interconnessione del mondo che conosciamo.
E’ uno
step successivo all’interconnessione esclusivamente commerciale, ma è lo stesso
concetto di fondo.
In questo
mondo, più che mai, nessun soggetto che portasse un attacco globale di
qualsiasi genere potrebbe dichiararsi vincitore.
Le
conseguenze tornerebbero indietro annientando qualunque “first striker”.
Come
nella guerra fredda, ma più velocemente e più diffusamente.
I macroblocchi e le guerre
Dei 4
livelli di guerra sopra identificati, secondo me quello potenzialmente più
devastante sarebbe quello finanziario.
Non solo
per le immediate conseguenze materiali, ma soprattutto per l’annientamento in
un solo colpo di tutto il modello di vita occidentale.
Un super
1929.
Da cui
non ci rialzeremo mai più.
Se
iniziasse una guerra fisica, dopo si potrebbe ricostruire.
La distruzione
del modello socio-economico invece non sarebbe rimediabile.
Un
sistema costruito per stratificazioni successive in 200 anni e più (se non
millenni), non potrebbe più essere ricostruito.
Ma un
tale crollo si tirerebbe dietro tutto quanto.
Nemmeno
un first striker, ad esempio produttore di energia, si salverebbe. Non avrebbe
più nessuno a cui vendere energia.
Si
salverebbe forse solo se potesse ripartire da zero ma restando completamente
autarchico.
Ma anche
in questo caso dovrebbe fare riferimento alle ritorsioni di altri blocchi.
E poi,
quale imperatore assoluto vorrebbe mai imperare su di un mini-impero ?
Ma tutto
questo si basa sulla logica razionale di un Homo oeconomicus
(Wikipedia) principe del buon senso.
Logica
questa che non è ancora del tutto esclusiva.
Esiste
sicuramente qualche altro scenario, basato su istinti primordiali, diabolici,
in qualche modo.
Una
reincarnazione del diavolo potrebbe decidere un first strike solo per vedere
l’effetto che fa, come un bambino viziato che gioca ai soldatini.
O solo
per ritrovarsi minimperatore assoluto: meglio mini e assoluto che niente.
O infine,
per vendetta, ad esempio se fosse parte di un popolo segnato da secoli di
guerre sanguinose e crolli di imperi, ultimo dei quali quello sovietico.
E questo
è il collegamento con le dichiarazioni di Putin.
Ma io,
ripeto, non ci credo.
Il backgammon imperiale – Appunti su una ipotetica guerra
finanziaria
Ovviamente
posso sbagliare, ma è come se stessimo assistendo ad una colossale e infinita
partita di backgammon, dove ad ogni mossa di una parte, corrisponde una mossa
equivalente dall’altra parte.
Consiglio
una breve lettura di http://it.wikipedia.org/wiki/Backgammon,
da cui riporto un estratto storico.
Gli storici hanno spiegato come, nel backgammon, sia stato
rappresentato il ciclo annuale e giornaliero della vita umana: i 24 punti
rappresentano le 12 ore del giorno e le 12 della notte ma anche i 12 mesi
dell'anno, le 30 pedine i giorni del mese. Anche i due dadi possono
rappresentare il giorno e la notte e la somma dei punti ai lati opposti di un
dado può far riferimento ai giorni della settimana ma probabilmente anche ai
pianeti allora conosciuti. La compresenza di elementi cromatici discordanti (le
punte della tavola, le pedine) sembra rappresentare la visione dualistica del
mondo nella antica cultura indoeuropea caratterizzabile dal conflitto tra il
bene e il male, la vita e la morte. Il backgammon, nella sua capacità di
miscelare componenti di abilità e fortuna, simboleggia perciò una certa visione
dell'esistenza umana. L'esito di una partita non può essere pianificato a
priori così come il successo nella vita: la sorte è importante quanto l'ingegno
(infatti molti giocatori esperti concordano con l'idea che il backgammon sia un
gioco in cui la fortuna occupi un ruolo parziale; molti di essi infatti
sostengono che un giocatore bravo vince più spesso perché sa ottimizzare i
lanci più fortunati, minimizzando al contempo i danni di quelli meno
favorevoli).[4]
Dicevamo
che la più devastante delle guerre sarebbe proprio una guerra finanziaria.
Potenzialmente più dannosa di quelle fisiche.
Ma anche
questa non mi pare vincibile.
Faccio un
esempio basato su di un film tratto da un romanzo di Tom Clancy. Rende ben
l’idea.
Ipotizziamo
che si voglia distruggere l’economia e la finanza mondiale. Si ipotizza un
attacco fatto di ordini di vendita simultanei a Wall Street per un totale di
2.000 miliardi di dollari (Circa un PIL italiano).
Sembra
una cifra enorme, ma in realtà è una piccola frazione della massa monetaria
esistente.
Per fare
ciò, a priori si è dovuta nascondere questa somma in qualche posto cyber-sicuro.
Diciamo frazionandolo
in moltissime microsocietà, sparse ovunque per il mondo, ma interconnesse via
web. In modo da potere ricevere gli ordini e provvedere alla vendita
istantaneamente e simultaneamente.
Facciamo
finta che siano 2.000 società da 1 miliardo ciascuna. Ma in realtà per non
essere notate sarebbero molte di più e molto più piccole.
Come si
bloccherebbe una simile follia ?
Costruendo
case (diremmo a backgammon) di fronte a quelle di colore opposto, in modo che
dopo una loro mossa, noi si possano muovere le pedine specularmente.
In
soldoni vuol dire che dovrei costruire una rete di altrettante 2.000 società
con in pancia 2.000 miliardi da usare per “parare” ogni vendita delle 2.000 società
nemiche. Quelli vendono a -50% rispetto al mercato? E istantaneamente io compro
a + 50% rispetto al mercato.
O qualcosa
del genere.
L’unica
cosa veramente importante è sapere dove sono e cosa hanno in pancia le 2.000
società.
E questo
è mestiere da intelligence, che diamo per scontato che esista e che riesca
nello scopo. Ovviamente da entrambe le parti.
Tra
l’altro questo è il motivo per cui non solo sono favorevole a ogni tracciamento
di informazioni, ma penso anche che sia indispensabile.
Ma è
anche la stessa logica della paventata guerra nucleare. Uno punta un missile su
New York, e l’altro ne punta uno su San Pietroburgo.
Sembra
obsoleta, ma invece è una logica viva e vegeta e ancora li.
Ma il
succo è che la guerra non si potrebbe comunque vincere.
La guerra del gas
C’è una
altra guerra che è in fieri, contro la quale invece non possiamo costruire case
come a backgammon.
Non è
virtuale, non è informatica.
E’ quanto
mai fisica.
E per me
sta arrivando all’apice.
E’ quella
del gas.
Il primo
produttore e detentore di riserve è la Russia. http://it.wikipedia.org/wiki/Gas_naturale
In
termini geopolitici, questa è una guerra pianificata da decenni, durante i
quali si sono costruiti gasdotti come un ragno con la sua ragnatela.
E mentre
si costruivano gasdotti il prezzo del gas restava miracolosamente basso.
Qualche
centesimo, rispetto ad un euro teorico.
Qui sotto
le quotazioni di un ETF, soltanto negli ultimi 5 anni.
Il
conflitto con l’Ucraina sembra proprio strumentale.
Inoltre
le dichiarazioni di Putin del tenore “manderemo il prezzo alle stelle”,
lasciano presagire una storia già vista.
Quella
del petrolio che nel 1973 in pochi giorni decuplicò il suo prezzo (http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi
energetica 1973.
Già tanti
anni fa a me apparve una lucida visione in testa, che riassumevo dicendo
“questa volta saranno loro a mandarci il Generale Inverno direttamente a casa”.
Sarà la
conferma di un radicale riassetto geopolitico, in questo caso.
Come fu
per il petrolio.
E come
allora, saremo in balia di imperatori esterni.
Potremmo
solo confidare che siano imperatori illuminati, e non optino per la scelta di
un’apocalisse che abbia una partenza energetica.
Sarà una
loro scelta. Starà a loro l’esercizio del libero arbitrio.
Io spero
che optino per una logica di imperialismo commerciale, e non per raderci al
suolo.
Perché l’integrazione
dell’Europa con la Russia sarebbe davvero una bellissima evoluzione sistemica.
Un grande
mercato interno con solo due oceani come confine.
E capace
di autosopravvivere.
Ma capisco
anche che, io Russia, se volessi entrare nell’Euro vorrei farlo con un parità
che tenga conto della plusvalenza gas.
Quindi con
un rublo a 5 e non a 50.
O con un PIL
che invece di 1.500 miliardi di euro ne valga, se non dieci volte tanto, almeno
5.000 miliardi (per fare un esempio).
Per cui
penso sia impossibile che non assisteremo ad un momento in cui il gas varrà tante
(dieci ?) volte il prezzo attuale.
Ma spero
che sia passeggero, o perlomeno che i venditori di gas pensino a come farci
stare in piedi anche con la bolletta molto più cara, applicando quella
lungimiranza tipica dei migliori imperi commerciali, antichi e non.
Nell’attesa,
sarebbe davvero doveroso terminare, o adoperarsi per farli terminare, i
massacri anche in Ucraina.
Non
riuscirò mai a capire l’esigenza di “fare morti”, soprattutto quando si parla della
capacità, del ruolo, di “imperare” su miliardi di persone.
Se
proprio si deve guerreggiare, si dovrebbe farlo senza morti civili.
Una grande
conquista dell’impero romano fu alcuni secoli di duratura convivenza civile di
molti popoli.
La
chiamavano Pax romana.
Ecco, un
vero impero dovrebbe sempre lavorare per la pace.
Dal suo
conseguimento e mantenimento si misura la sua forza.
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